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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Bormio Livigno

Frana della Val Pola, quel 28 luglio 1987

Le vittime furono 28, 7 operai e 21 abitanti di Aquilone, non evacuato

Martedì 28 luglio 1987, alle 7.25, il versante orientale del monte Zandila si sgretola. Un boato sordo, sinistro. Un evento, definito dai geologi, epocale: in circa 30 secondi, ad una velocità di oltre 400 chilometri orari, oltre 40 milioni di metri cubi di materiale rovinano a valle, risalgono il versante opposto per circa 300 metri e, poi, ricadono sul fondovalle, ricoprendolo per oltre 3 chilometri.

Improvvisamente un silenzio irreale.

Gli abitati di Sant'Antonio Morignone, Morignone, Piazza e Aquilone sono cancellati. Le vittime sono 28, di cui: 7 operai impegnati nel ripristino della Statale 38 e 21 abitanti di Aquilone, non evacuato perchè ritenuto fuori pericolo, devastato dallo spostamento d'aria provocato dalla frana.

La geografia della Valdisotto è sconvolta, per sempre. Il corso del fiume Adda è totalmente ostruito dal corpo franoso, alto sino a 50 metri. Le acque dell'Alta Valtellina si accumulano, creando un nuovo e precario lago artificiale, il lago di Pola, che minaccia la valle sottostante sino a domenica 30 agosto, quando il ministro Gaspari autorizza la tracimazione controllata delle acque. Il lago viene interamente svuotato nel fiume Adda, che si adatta al nuovo corso.

La Valtellina piange i suoi morti, mai dimenticati, e, lentamente, torna padrona delle propria terra.

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